Andare in pensione rappresenta una tappa importante nella vita lavorativa di ogni individuo, ma negli ultimi anni questo traguardo sembra essere sempre più avvolto da incertezze e cambiamenti normativi.
Nel 2025, tuttavia, ci sono alcune certezze per quanto riguarda la pensione ordinaria, mentre permangono dubbi sulle misure in deroga che potrebbero essere influenzate dalla prossima legge di bilancio.
Una finestra di opportunità si apre anche per alcuni lavoratori nati nel 1961. Coloro che raggiungono l’età di 64 anni nel 2025 possono optare per la pensione anticipata contributiva con soli 20 anni di contributi versati dopo il 31 dicembre del 1995.
Questa opzione è particolarmente vantaggiosa per le donne con due o più figli e prevede specifiche soglie relative all’importo della pensione liquidata.
Le possibilità non si esauriscono qui: esistono infatti ulteriori opzioni anche per chi non rientra nelle categorie sopracitate.
Per esempio, le donne con almeno tre figli e che hanno compiuto i requisiti anagrafici e contributivi possono beneficiare di condizioni agevolate grazie a sconti sull’età pensionabile calcolati sulla base del numero dei figli.
Inoltre, vi è una chance anche per coloro che hanno maturato oltre quarant’anni di contributi fino ai nati nel ’65 o ’66. Questa possibilità è rivolta soprattutto a chi ha intrapreso percorsi lavorativi precoci e senza interruzioni significative nella carriera.
Chi va in pensione nel 2025?
Per quanto concerne la pensione ordinaria nel 2025, i requisiti dovrebbero rimanere invariati rispetto a quelli attuali.
I lavoratori nati nel 1958 saranno i principali candidati ad accedere alla pensione di vecchiaia, avendo raggiunto l’età di 67 anni entro il termine dell’anno e avendo versato almeno 20 anni di contributi.
Questo gruppo rappresenta una delle poche certezze in un panorama altrimenti caratterizzato da molteplici variabili.
I criteri richiesti rimangono stringenti: gli uomini necessitano di almeno 42,10 anni di contributi mentre le donne ne richiedono almeno 41,10.
È importante sottolineare che una parte significativa dei contributi deve essere effettiva (35 anni), escludendo quindi periodi figurativi come quelli relativi alla disoccupazione o alla malattia.
In conclusione, sebbene il panorama delle pensioni presenti ancora molte incognite soprattutto riguardo alle misure in deroga future, il quadro relativo alle uscite previste nel corso del prossimo anno offre alcune certezze su cui i lavoratori possono fare affidamento.
Resta fondamentale tenersi aggiornati sulle eventualità legislative future che potrebbero modificare ulteriormente lo scenario delle pensionistiche italiane.