Pensione a 60 anni, ma ora non ne servono più 36 di contributi: svolta importantissima

Il panorama delle opzioni pensionistiche in Italia è vasto e variegato, offrendo diverse vie d’uscita dal mondo del lavoro.

Tra le molteplici misure esistenti, alcune sono ampiamente riconosciute e sfruttate dai lavoratori, mentre altre rimangono quasi nascoste agli occhi della maggior parte.

Pensione in anticipo
Pensione anticipata (RollerCoasterRevolution.eu)

Una di queste permette un’uscita anticipata a 60 anni o con soli 35,10 anni di contributi.

Le modalità per accedere alla pensione nel sistema previdenziale italiano sono molteplici. La più tradizionale è la pensione di vecchiaia ordinaria, che richiede il raggiungimento dei 67 anni d’età accompagnati da almeno 20 anni di contributi versati.

Esiste poi la pensione anticipata ordinaria, che consente agli uomini di ritirarsi dopo 42,10 anni di contributi e alle donne dopo 41,10 anni, senza porre limiti specifici sull’età. Altre formule come la quota 103, l’Ape sociale e l’Opzione donna completano il ventaglio delle possibilità.

Questo meccanismo offre una soluzione interessante sia per i lavoratori vicini alla soglia della pensionabilità, ma desiderosi o necessitanti uscire prima dal mondo del lavoro sia per le aziende in cerca di modalità flessibili per gestire gli organici.

Pensione a 60 anni con meno di 36 di contributi: una possibilità poco nota

Tra le varie misure disponibili spicca l’Isopensione per le sue particolari condizioni: essa infatti consente ai lavoratori sia uomini che donne di anticipare fino a sette anni il momento del pensionamento rispetto alle soglie previste sia dalla pensione anticipata che da quella ordinaria. Questa opportunità si rivela quindi unica nel suo genere all’interno del panorama previdenziale italiano.

L’introduzione dell’Isopensione risale alla riforma Fornero e ha visto un ampliamento dei suoi termini grazie alla Legge di Bilancio del 2018.

Pensione come fare?
In pensione con meno di 32 anni di contributi (RollerCoasterRevolution.eu)

Da quattro anni iniziali si è passati ai sette attuali; questo significa che dal 2018 al 2026 i lavoratori potranno valutare questa opzione per lasciare in anticipo il mondo del lavoro a patto che abbiano compiuto i requisiti minimi richiesti: avere almeno sessant’anni o aver versato almeno trentacinque anni e dieci mesesi (35,10)di contributi.

L’accesso all’Isopensione è tuttavia limitato ai dipendenti delle aziende private con un organico minimo di quindici persone. È necessario che ci sia un accordo tra azienda, sindacati e INPS per gestire gli esuberi attraverso questa forma incentivata d’esodo. In pratica diventa uno strumento negoziale tra le parti per facilitare la riduzione della forza lavoro senza ricorrere a licenziamenti diretti.

Una volta raggiunto l’accordo sul numero dei lavoratori coinvolti nell’esodo anticipato e definita la data entro cui tale procedura deve essere conclusa, spetta ai singoli dipendenti decidere se aderire o meno all’iniziativa proposta dall’azienda.

I beneficiari riceveranno dall’INPS – ma con fondi erogati dall’azienda – una somma pari alla loro futura pensione calcolata sulla base dei contributi versati fino al momento dell’accordo stesso più una parte aggiuntiva derivante dai cosiddetti “contributi figurativi” finanziati dall’azienda durante gli anni restanti fino al raggiungimento dell’età o dei requisiti standard per la pensione ordinaria o anticipata.