La stagione delle dichiarazioni dei redditi porta con sé una serie di aspettative per molti contribuenti, in particolare per coloro che attendono il rimborso Irpef.
Tuttavia, non è raro imbattersi in ritardi o mancate erogazioni. Ma quali possono essere le ragioni dietro questi inconvenienti?
Una delle ragioni principali per cui i rimborsi della dichiarazione dei redditi possono tardare risiede nei controlli effettuati dall’Agenzia delle Entrate.
Questa verifica viene innescata da elementi di incoerenza tra quanto dichiarato e le informazioni preesistenti a disposizione dell’Amministrazione finanziaria. In particolare, se si presenta il modello 730/2024 con variazioni rispetto al precompilato che influenzano l’imposta dovuta o la determinazione del reddito imponibile, si attivano automaticamente le verifiche.
L’Agenzia delle entrate mette a disposizione il modello 730 precompilato come strumento per semplificare la presentazione della dichiarazione dei redditi.
I contribuenti hanno la possibilità di accettare il modello senza apportare modifiche oppure possono decidere di modificarne alcuni dati a partire dal 20 maggio fino al termine ultimo del 30 settembre 2024. È importante sottolineare che ogni modifica può essere motivo di controllo da parte dell’AdE.
Dichiarazione dei redditi, perché non arrivano i rimborsi
Dopo la presentazione della dichiarazione dei redditi, l’Agenzia delle entrate ha un periodo massimo di quattro mesi per effettuare eventuali controlli.
Durante questo intervallo temporale, eventuali rimborsi previsti rimangono bloccati fino alla conclusione delle verifiche. Se dalla revisione emerge che tutto è conforme alle normative vigenti, i rimborsi devono essere erogati entro sei mesi dalla scadenza prevista per l’invio della dichiarazione.
Nel caso in cui i controlli evidenzino discrepanze o anomalie nella dichiarazione presentata dal contribuente, spetta allo stesso dimostrare la correttezza degli importi dichiarati riguardanti base imponibile, detrazioni e deduzioni richieste.
È quindi fondamentale conservare tutta la documentazione supportiva relativa alle voci inserite nella dichiarazione dei redditi.
L’Agenzia delle entrate ha definito criteri precisi per individuare gli elementi di incoerenza nelle dichiarazioni dei redditi attraverso il provvedimento 225347 del 2020.
Tra questi figurano scostamenti significativi dai dati forniti negli anni precedenti attraverso modelli di versamento e Certificazioni Uniche (CU), oltre alla presenza di situazioni considerate a rischio basate su irregolarità emerse nelle precedenti dichiarazioni.